mercoledì 18 gennaio 2023

Viaggio in Normandia

VIAGGIO IN NORMANDIA






La torrida estate milanese iniziata con largo anticipo nel maggio 2022 ci ha spinto a scegliere come meta estiva un luogo nordico dove poter respirare aria fresca. La Normandia ci sembrava una meta ideale per un viaggio on the road in cui poter combinare la piacevolezza dei paesaggi ad un po' di cultura.
Non ci saremmo mai aspettati che il caldo afoso avrebbe toccato persino il Nord della Francia tanto da toccare raggiungere temperature fino a 35 gradi nella nostra prima giornata a Mont Saint Michel.

La ripresa turistica post pandemia è stata segnata da numerosi disagi legati ai mezzi di trasporto non più in grado di soddisfare l'esigenze di migliaia di viaggiatori. Tra le numerose cancellazioni di voli rientrava anche il nostro Milano - Parigi cancellato a poche ore dalla partenza. Secondo Air France la riprotezione consisteva in un volo non proprio comodo per il giorno successivo con scalo ad Amsterdam.
Dopo consulti e chiamate varie alle compagnie aeree, il nostro viaggio è iniziato effettivamente il giorno pianificato ma con una inaspettata deviazione verso Bruxelles e un lungo viaggio in auto fino a Rouen. (Qui un doveroso ringraziamento ai nostri amici-compagni di viaggio che da Parigi son venuti a prenderci a Bruxelles).
Fortunatamente tutto alla fine si è risolto e nel tardo pomeriggio siamo finalmente giunti a Rouen, piacevole cittadina normanna che si gira comodamente a piedi e che merita una tappa di una giornata. Da visitare la maestosa cattedrale dipinta nelle sue tele innumerevoli volte  da Monet e per chi avesse tempo il museo di Giovanna d'Arco (la nostra inaspettata deviazione via Bruxelles non ci ha concesso il tempo di una visita).



Rouen è molto viva anche durante le serate estive. Alle 23 sulla facciata della cattedrale viene proiettato uno spettacolo di luci molto originale. E' molto particolare il contrasto tra la classicità della cattedrale gotica e la modernità delle musiche un po' underground. 
Consigliata giustamente da Lonely Planet, a pochi chilometri dalla cittadina si trova l'abbazia di Jumieges, definita la più bella rovina di Francia. E' un antico monastero benedettino medievale di cui rimane una navata centrale a cielo aperto davvero suggestiva.


Da Rouen il nostro itinerario è iniziato verso ovest dove abbiamo soggiornato a pochi chilometri da Mont Saint Michel. Bellissima ma super infazionata, il consiglio è di scegliersi l'orario di visita della cittadina al mattino presto o verso il tramonto per passeggiare nel villaggio senza le  orde di turisti. Il villaggio in sé è molto carino anche se, a parte la cattedrale, il paese è disseminato da ristoranti turistici e negozi di souvenir che fanno perdere un pò la magia del luogo.
L'escursione guidata nella baia (in forma privata) è molto dispendiosa ma per conoscere e provare l'ebrezza dell'arrivo della marea sulla propria pelle in compagnia di poche persone ne vale il prezzo . 



Con il caldo torrido camminare con i piedi nell'acqua ci ha donato un pò di refrigerio. Al tramonto la baia diventa ancora più affascinante e il sopraggiungere della marea con la forza dell'acqua che ci ha praticamente travolto (è possibile solo se accompagnati da guida) è stata davvero una meravigliosa esperienza.




Non saprei se consigliare di dormire all'interno del villaggio, le strutture sono poche e particolrmente costose. L'isola è facilmente raggiungibile con un comodo servizio navetta che fa da spola dal parcheggio all'ingresso del paese. Altrimenti è piacevole (se la temperatura lo consente) fare una passeggiata per alcuni chilometri e osservare Mont Saint Michel dalle innumerevoli prospettive.





Dopo due notti trascorse nei pressi di Mont Saint Michel, ci siamo trasferiti con la nostra auto a noleggio nella penisola del Cotentin.
Se amate i villaggi costieri, i fari e i tramonti questo è il posto giusto per voi. Consigliamo di soggiornare nel B&B Au Jardin d'Etaville. E' una villa molto carina immersa nella natura gestita da una coppia di super disponibili host. Se non potete fare a meno del wifi questa non è la struttura giusta per voi o meglio la Normandia non è il luogo giusto perchè a parte le cittadine più importanti, la connessione lascia un po' a desiderare. 
A nostro parere le tappe imperdibili sono sulla costa occidentale Port Racine, un piccolo porto dove sono ormeggiate le barche e il faro di Goury durante il tramonto.




Sulla costa orientale merita la cittadina di Saint Vaast La Hougue dove oltre ad un piccolo faro è presente una importante coltivazione di ostriche.


Per gli amanti dei fari in formato mignon ne trovate uno carino a Barfleur dove potete sostare per pranzo e farvi una scorpacciata di cozze.


Cherbourg è la cittadina più grande che non offre moltissimo se non La Cite de la Mer, un sito turistico al cui interno è presente un sommergibile marino visitabile, un acquario e una riproduzione non indimenticabile del Titanic.
Se vi appassionano ampie spiagge di sabbia e l'oceano, non lasciate la penisola del Cotentin senza aver visitato Gouville sur Mer con le sue carinissime casette colorate oppure Ravenoville, poco prima della famosa spiaggia di Utah Beach. 



Lasciata la penisola del Cotentin, la nostra meta seguente è stata Bayeux, una vivace cittadina che quasi ti riporta indietro nel tempo in una Francia anni 50. Come tutte le cittadine normanne ha la sua imponente e bellissima cattedrale gotica e una moltitudine di caffè e ristoranti dove sostare a mangiare . 



Merita la visita l'Arazzo di Bayeux, un tessuto ricamato lungo 68,30 metri (non abbiamo sbagliato a scrivere) dell'XI secolo. L'arazzo narra gli avvenimenti relativi alla conquista normanna dell'Inghilterra sotto forma, oseremmo dire, di un fumetto. All'interno del museo consegnano un' audioguida che descrive metro per metro ogni evento. La visita vi porta via una mezz'oretta.
Andare in Normandia comporta fare un tuffo nella storia, in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale quando il 6 giugno 1944 ci fu, appunto, lo sbarco in Normandia. Noi abbiamo preferito reclutare una guida che ci portasse nei luoghi più significativi e che potesse darci ulteriori informazioni senza dover visitare gli innumerevoli musei presenti nella zona. Il nostro soggiorno a Bayeux è durato solo due giorni e non potevamo dedicare più di un giorno al tema "seconda guerra mondiale".
 Lo sbarco in Normandia è avvenuto su 5 spiagge: due gestite dagli americani (Utah e Omaha Beach), due dagli inglesi (Gold e Sword Beach) mentre il fronte canadese è sbarcato a Juno Beach. 


Quando ci si immagina le spiagge dello sbarco, poiché teatri di scontri sanguinari, le si pensa cupe, sferzate dal vento e con un oceano cattivo. E' inaspettato, o almeno lo è stato per noi, arrivarci in una giornata di sole e trovare le spiagge semplici luoghi di vacanza. Se non avessimo avuto la guida a raccontarci episodi accaduti direttamente in questi luoghi avremmo fatto fatica a comprendere alcuni eventi fino in fondo.
Un sito non segnalato negli itinerari classici è la chiesa di Angoville au Plain. Qui nel giugno del 1944 due giovani medici americani (ma sarebbe meglio dire due "praticanti" vista la loro giovane età) hanno utilizzato la chiesa come ospedale da campo salvando la vita a molti soldati americani ma anche a soldati tedesche. Le panche sono ancora macchiate di sangue e le vetrate sono state dedicate allo sbarco delle forze alleate.


La chiesa, nota per il fatto che alcuni paracadutisti rimasero impigliati nella sua torre (due dei quali magicamente sopravvissuti) si chiama Saint Marie Eglise. Anche qui le vetrate testimoniano gli eventi di quei giorni.



Molto toccante il Normandy American Cemetery & Memorial, cimitero americano dove file di croci bianche e stelle di David si stagliano all'orizzonte su un prato verde.


Se siete interessati a capire le strategie difensive dei tedeschi e su come fossero organizzati i bunker vale la pena fermarsi al museo della Crisbeq Battery. 
Infine a Pointe du Hoc, una falesia poco distante da Omaha Beach porta ancora i segni degli importanti bombardamenti avvenuti nel giugno 1944.
Si potrebbe trascorrere un'intera settimana a visitare i luoghi significativi del D-Day tale è la presenza di monumenti e musei dedicati allo sbarco. Per chi volesse giungere preparato consigliamo di vedere una puntata di "Ulisse" del mitico Alberto Angela,  il film "Il giorno più lungo" e la serie TV "Band of Brothers".
Prossima destinazione l'incantevole cittadina portuale di Honfleur. 



Cittadina elegante, ricca di ristoranti tra cui merita "La Fleur de Sal" (uno dei preferiti del nostro viaggio in Normandia) e interessanti negozi di artigianato. La nostra sosta è durata qualche ora ma non sarebbe stato male pernottarvi almeno una notte.

Tappa successiva Etretat, raggiunta in un soleggiato pomeriggio estivo. La località super turistica era affollata da bagnanti, ma questo non ha intaccato la piacevolezza del luogo. Per chi ama camminare è d'obbligo salire in cima alle falesie e raggiungere il faro verso ovest e la fotogenica chiesetta verso est (percorso più breve del precedente). Entrambe le direzioni vi regaleranno incredibili scorci.


Il viaggio verso Etretat merita anche una sveglia alle 5 del mattino per poter ammirare l'alba ma soprattutto la tranquillità del luogo. Magico naturalmente assistere anche al tramonto ma di certo più affollato.




Evidentemente il caldo anomalo normanno ha causato una presenza inaspettata di vespe che hanno ahimé non reso così piacevoli i nostri aperitivi e colazioni all'aperto.

Il viaggio è proseguito verso ovest fino alla cittadina di Fecamp in una mattinata di nuvole e pioggia. L'estate ha lasciato il passo ad un clima più consono alle latitudini locali ma, per nulla intimoriti, molti cittadini francesi entravano in acqua a fare il bagno nonostante il freddo e il mare mosso.



Se avete tempo guidate fino a Pourville e Dieppe. Meno turistiche rispetto alle cittadine precedenti ma davvero affascinanti.



La Normandia era nella nostra wishlist da parecchio. Siamo tornati a casa ben più eruditi riguardo al noto D-Day e felici di aver camminato su immense spiagge sferzate dal vento.

Durante il viaggio abbiamo provato diversi ristoranti francesi dove non abbiamo mangiato male ma senza menzione di piatti indimenticabili. Sicuramente chi ama le ostriche e il pesce fresco non verrà deluso.

Un ultimo consiglio per chi non conosce il francese è di prepararsi con Google Tanslate perchè da queste parti l'inglese è una lingua pressoché sconosciuta.


giovedì 9 dicembre 2021

 AZZORRE

7 motivi per organizzare una vacanza alle Azzorre


Scegliere le Azzorre come meta vacanziera implica il desiderio di abbandonare la civiltà intesa come grattacieli, traffico, vita mondana. Ci si immerge in un luogo che sulla mappa geografica rappresenta un puntino in mezzo all'oceano dove si è distanti da tutti i continenti. 
Le Azzorre infatti sono nove isole situate in mezzo all'Oceano Atlantico, appartenenti al Portogallo ma dall'animo un pò americano.


Per quale motivo scegliere le Azzorre?

1) CLIMA

Se odiate il caldo afoso o il freddo intenso sono isole perfette perchè da queste parti la temperatura ruota sempre intorno ai 20 gradi, di inverno non si scende mai sotto i 10 e d'estate non si raggiungono i 30 gradi. Tuttavia, essendo molto esposte alle correnti, quando il vento arriva da nord l'aria si fa decisamente più fresca mentre quando il vento proviene da sud si può avvertire un pò l'effetto cappa. 
Qui il famoso anticiclone delle Azzorre ha la sua origine e sperare che il clima rimanga stabile è un'utopia. A settembre poi il clima è ancora più mutevole, da un momento all'altro il cielo da azzurro può velarsi di nubi e in un attimo ci si ritrova sotto un acquazzone. All'interno dello zaino mai dimenticarsi un k-way ed il costume, entrambi spesso utili nell'arco della stessa giornata.



2) RAGGIUNGIBILI SENZA PASSAPORTO

Per quanto ci si senta dall'altra parte del mondo (geograficamente lo si è) e che per quanto la natura rigogliosa faccia pensare di essere  finiti in Guatemala, la realtà è che si è in Europa.
L'arcipelago delle Azzorre è composto da nove isole, tutte di origine vulcanica e sono suddivise in tre gruppi:
Sao Miguel e Santa Maria ad est, Graciosa, Terceira, Pico, Faial, Sao Jorge nella parte centrale ed infine Corvo e Flores ad ovest.
Essendo così numerose, diventa impensabile visitarle tutte in sole due settimane a meno che non si voglia passare le giornate saltando da un aeroporto all'altro. A nostro avviso in 15 giorni è ipotizzabile vederne 4, al massimo cinque. Facendo una selezione (anche se a malincuore) si ha la possibilità di conoscerle in maniera più approfondita e, avendo più giorni a disposizione, di essere meno legati alle variazioni meteorologiche perchè alle Azzorre non piove sempre grazie alla grande esposizione alle correnti.
Purtroppo ad oggi non è presente un volo diretto che ci porti direttamente sull'arcipelago ma dobbiamo fare scalo a Lisbona o a Porto. Se si ha tempo a disposizione si potrebbe utilizzare lo scalo per una "due giorni" in una delle città portoghesi.
Ogni isola ha il suo comodo aeroporto quindi si può raggiungerne una e fare poi ritorno partendo da un'altra.
Nel nostro caso siamo atterrati a Sao Miguel, abbiamo raggiunto Faial in aereo, ci siamo recati a Pico tramite il traghetto e abbiamo di nuovo volato fino a Terceira per poi far ritorno a Milano con scalo a Lisbona.

3) BELLEZZA IN OGNI DOVE 

Sarà che vivendo a Milano il grigio rappresenta il colore predominante della nostra quotidianità e trascorrere due settimane circondati dal blu del mare e dal verde intenso delle piante ci ha trasmesso una calma infinita. Amiamo le città, la modernità, i comfort e tutto ciò che rappresentano le metropoli. Sentirsi in vacanza  (dal latino vacans, essere vacante) può rappresentare uno stacco dalla vita di tutti i giorni. E quale luogo migliore per sentirsi erranti in un ambiente distante dalla nostra quotidianità che ci permetta una riconnessione con la natura? Bisogna camminare, a volte faticare tra salite e discese, ma i paesaggi che si incontrano ripagano sempre da tutte le fatiche.




4) LA FAUNA MARINA

Gli amanti della fauna marina non vedranno l'ora di fare escursioni in gommone per incontrare balene, delfini e orche. Nel periodo di aprile sono perfino organizzate escursioni di una settimana alla ricerca dei cetacei. La nostra fantastica esperienza che ci ha permesso di osservare da molto vicino innumerevoli delfini e non poche balene è stata fatta a Pico con Espacotalassa, una compagnia molto professionale e affidabile che organizza escursioni quotidiane alla ricerca dei cetacei.




5) TREKKING

Le escursioni possono essere effettuate su qualsiasi isola e possono spaziare da semplici passeggiate in mezzo alla natura a veri e proprio percorsi di trekking di elevata difficoltà. 
Da veri (e allenati) intenditori è d'obbligo la scalata al vulcano Pico. Quattro ore di salita (costante, non molla praticamente mai) e altrettante ore di discesa hanno messo a dura prova il nostro fisico ma soprattutto la nostra mente. Abbiamo effettuato l'escursione con Tripix e se non ci fosse stata Raisa, la nostra guida, probabilmente saremmo scesi dopo metà percorso. Per i più coraggiosi si può effettuare la salita notturna per poter godersi l'alba in cima, a noi è bastata la partenza di prima mattina,
Per una settimana ogni gradino ci ha ricordato i 1150 m di dislivello affrontati durante la scalata ma la soddisfazione del poter dire "We got it" non ce la toglierà nessuno.







6) ALLONTANARSI DALLA VITA MONDANA

Gli amanti della vita mondana rimarranno delusi dalle Azzorre perchè la mondanità si è fermata sulle coste portoghesi. Gli azzorriani potranno deliziarvi con dell'ottimo pesce fresco o un bicchiere di vino locale. Ma nulla più. Per chi teme gli affollamenti è la meta ideale.

Per tale motivo alle Azzorre non è indispensabile riempire la valigia con abiti da sera ma l'abbigliamento da portare con sé deve essere pratico:  costume e infradito per le fantastiche piscine naturali presenti su tutte le isole e scarpe da trekking per le camminate.




7) ISOLE ECONOMICHE

Uno degli aspetti positivi di organizzare un viaggio nelle isole portoghesi è che, volo a parte, la meta può considerarsi abbastanza economica. Si cena abbondantemente con 20 euro e le sistemazioni alberghiere non sono molto costose. Nella nota spese è necessario includere il noleggio auto indispensabile per potersi godere delle isole appieno. I mezzi di trasporto non sono un'opzione.



Le Azzorre per noi sono state una piacevole scoperta. Non fosse stata per la pandemia probabilmente avremmo optato per un posto più esotico in Asia o in Africa. La realtà è che anche la nostra cara Europa è ricca di luoghi fantastici che nemmeno conosciamo. Quando si organizza un viaggio il piacere è anche andare alla scoperta di luoghi che non tutti conoscono perchè si allontanano dai soliti stereotipi che, per quanto meritevoli, non sempre soddisfano le nostre aspettative in quanto affollati, turistici e a volte un pò finti. Andare alla ricerca di luoghi meno noti potrebbe riservare interessanti sorprese e ritrovare quella autenticità che a volte manca nelle mete simbolo.

sabato 20 febbraio 2021

 VIAGGIARE RESTANDO A CASA

5 libri dedicati al mondo della montagna







Per chi come me era abituata a scoprire luoghi nuovi in giro per il mondo, la pandemia ha cambiato il proprio modo di vivere. 
Sono in attesa, come tutti del resto, di tornare alla normalità e di poter nuovamente oltrepassare i confini (per ora sarei felice anche solo per quelli regionali).
Non ci resta che sognare e scoprire nuovi mondi tramite l'immaginazione.
In questi mesi carichi di tensione c'è stato un argomento che aveva il potere di farmi rilassare, evadere con la mente ed è stata una sorpresa perchè mai prima d'ora mi ero avvicinata al mondo dell'alpinismo.
Ho iniziato a seguire documentari e poi, grazie alla mia vita da pendolare, a leggere libri dei maestri dell'alpinismo.
Walter Bonatti, Reinhold Messner, Daniele Nardi, Elisabeth Revol hanno catturato la mia attenzione e mete distanti e da me inaccessibili come l'Everest, il K2 e il Nanga Parbat mi sono ormai particolarmente familiari.

In un mondo in cui la condivisione è il fulcro di tutto, ci sono uomini che preferiscono isolarsi e affrontare la sfida di scalare una montagna. Non parlo delle spedizioni attuali super organizzate in cui l'impossibile diventa possibile anche per chi non ha una grande esperienza. Naturalmente queste spedizioni anche se sono costose non sono scevre da rischi perchè salire sugli 8000 comporta sempre mettere in gioco la propria vita.
Tuttavia se ci sono corde che ti garantiscono la salita fino alla vetta, guide esperte a fare da apripista e sherpa o hunza a portare lo zaino e tutta l'attrezzatura indispensabile, questo tipo di scalata non è paragonabile alle prime spedizioni del 900 o alle ascese in solitaria di Messner.

È affascinante scoprire che fino agli anni 50 per la comunità scientifica fosse impossibile raggiungere gli ottomila senza il supporto delle bombole di ossigeno. Con il passare degli anni questa credenza è stata confutata ma ad un prezzo molto alto.
Al di sopra degli 8000 l'area si definisce Death Zone (Zona della Morte), poco ossigeno in vetta e poco ossigeno nel circolo corporeo. Il rischio di edema polmonare ed edema cerebrale è molto elevato e non si tratta solo di crollo fisico.
Ipossia cerebrale comporta inevitabilmente una diminuzione delle proprie facoltà cognitive con il rischio di sbagliare e di compiere errori di valutazione anche da parte di alpinisti esperti.
Lo testimonia la spedizione sul Nanga Parbat del 1996 dove persero la vita 8 alpinisti di cui due guide, Scott Fischer e Rob Hall.

Per chi, come me, prova interesse a conoscere meglio il mondo della montagna, soprattutto quelle himalayane consiglio alcuni libri.

"La Montagna Nuda" di Reinhold Messner racconta la sua terribile esperienza sul Nanga Parbat in cui perse la vita il suo giovane fratello Gunther. Messner descrive la sua lotta alla sopravvivenza in maniera molto intima raccontando al lettore anche le allucinazioni che lo tormentarono durante la discesa. È un libro molto toccante che ci consente di capire che giudicare un dramma di questo tipo comodamente seduti su un divano non è possibile.

Il libro di Walter Bonatti "I miei ricordi" racconta della sua intensa vita prima da alpinista poi da esploratore e dell'ingiustizia subita sul K2. Giovane atleta fu indispensabile alla prima ascesa sul K2 ma questo ruolo non gli fu riconosciuto e per ottenere la verità Bonatti ci ha impiegato 50 anni. 

Jon Krakauer (lo scrittore di Into the Wild) nel libro "Aria Sottile" racconta dal suo punto di vista la vicenda della tragica scalata sull'Everest del 1996. Il film Everest si discosta molto dalla sua versione.

"Walter Bonatti. Il fratello che non sapevo di avere" è un omaggio di Messner nei confronti del suo mentore da cui traspare una certa somiglianza tra i due nonostante ci siano stati diversi attriti durante gli anni.

"La Via Perfetta: Nanga Parbat e sperone Mummery di Daniele Nardi e Alessandra Carati. Il racconto di un uomo della provincia di Latina che proprio sul Nanga Parbat perse la vita.

Sono consapevole che non sono libri allegri ma pur non comprendendo cosa spinge un uomo a rischiare (e spesso a perdere) la propria vita sulle montagne provo un grande rispetto nei confronti di questi uomini perchè sono molto più vicini loro alla natura, al senso della vita di chi la trascorre davanti a un computer disinteressandosi completamente da ciò che lo circonda.




"Forse è proprio questo il motore dell'arrampicata: come pesci nell'acqua, come uccelli in aria, come camosci sulle rocce, solo la simbiosi con l'ambiente fa di un uomo un buon alpinista" 

Reinhold Messner











domenica 11 ottobre 2020

LA NOSTRA STRANA ESTATE:

  VIAGGIARE IN TEMPO DI COVID
TRA SENSI DI COLPA E RESPONSABILITÀ




Faccio parte di quella generazione che non ha mai posto un limite al viaggiare. Il passaporto italiano apre le porte a quasi tutte le frontiere e permettersi un viaggio una volta ogni tanto è diventato possibile a molti anche con stipendi normali. La mia normalità è stata per anni scegliere tranquillamente su una cartina geografica i luoghi che avrei voluto visitare e andarci.
Ora non più. I confini sono chiusi e quando le mete sono raggiungibili tamponi e quarantene sono necessari.
Nel contempo, oltre al rispetto della legge è sorto anche un sentimento di dovere morale. Viaggiare comporta inevitabilmente il diffondersi del virus perchè, per quanto possiamo stare attenti, un minimo di rischio di essere veicoli inconsapevoli di trasmissione c'è sempre.
Un grande cambiamento culturale ed epocale e mi sento un po' persa nel non poter pianificare un viaggio da qui al prossimo anno, forse... 
Sono consapevole che in tempi di covid ci sono disgrazie peggiori ma, essendo questo un blog di viaggi, vorrei condividere il mio pensiero.

Con l'esplosione del covid e il nostro lunghissimo lockdown ci sembrava quasi impensabile poter andare in vacanza quest'estate, in realtà vista la diminuzione dei casi gli italiani hanno viaggiato e anche parecchio. La maggior parte ha scelto l'Italia ma anche i nostri Stati confinanti o poco più distanti hanno registrato una cospicua presenza di turisti.
I fisioterapistiontheroad sono diventati nazionalisti e tutte le nostre mete estive sono state in terra italiana: Trentino, Sardegna e Sicilia: in pratica il tour delle regioni autonome.




In tempi pre covid, il nostro obiettivo estivo sarebbe stato quello di andare alle Azzorre, fantastiche isole situate in mezzo all'Oceano Atlantico. Dopo lo scoppio della pandemia però è rimasta solo un'intenzione. Fortunatamente non avevamo ancora prenotato nulla altrimenti faremmo ora parte della schiera di persone che hanno voucher di biglietti aerei al momento inutilizzabili.
Il nostro primo viaggio post lockdown è stato invece in auto verso il Trentino Alto Adige. Senza covid non penso che avremmo dedicato una settimana a passeggiare sui monti. Siamo neofiti di montagna tanto più d'estate senza gli sci ai piedi.
Abbiamo scelto la seconda settimana di luglio, un periodo molto tranquillo dove a viaggiare erano ancora poche persone e alquanto timorose. In montagna è facile mantenere la distanza, basta camminare e salire ad alta quota. 



Abbiamo organizzato un piccolo tour on the road: Brunico, San Cassiano, Passo Sella e Val di Fassa.
Noi che anni addietro avevamo attraversato gli States da Chicago a New Orleans in una sola settimana, abbiamo ridimensionato di molto il nostro concetto on the road. 
Tuttavia, per quanto macinassimo ben pochi chilometri al giorno di trasferimento ci sarebbe servito molto più tempo per esplorare i luoghi circostanti. 
In montagna è davvero difficile pianificare le giornate, il meteo è sovrano incontrastato nella scelta dell'itinerario da affrontare soprattutto quando si sale ad alta quota. 
Inaspettatamente è stato un viaggio davvero piacevole in particolare le zone nei pressi di San Cassiano. Dopo un periodo di reclusione ritrovarmi in mezzo al verde intenso dei prati, tra casette in legno, mucche al pascolo e cavalli liberi è stato davvero rigenerante. 


Camminare in montagna è faticoso e per i meno esperti è talvolta pericoloso. Nonostante fossimo in piena estate a seconda delle zone si poteva incappare in una lastra di ghiaccio. Ma per quanto possa essere faticosa la salita nessuno ti prepara veramente alla discesa dove strapiombi o terreni sdrucciolevoli rischiano di farti cadere da un momento all'altro.



Ma quando a fine giornata si fanno i calcoli dei chilometri percorsi ai piedi e del dislivello fatto, ci si trova stanchi ma felici, soddisfatti e meno in colpa per il cibo super calorico del Trentino.
L'hotel dove si alloggia è per me parte integrante della vacanza. Non c'è niente di meglio dopo una giornata intensa potersi rilassare in un ambiente elegante, caldo e confortevole. L'hotel Conturines a San Cassiano, lo strategico Passo Sella Dolomiti Resort nell'omonimo passo e l'incantevole Rifugio Fuciade a San Pellegrino hanno contribuito a rendere la nostra settimana sulle Dolomiti una vacanza a tutti gli effetti.

L'anno è stato alquanto difficile e quello che ci si prospetta di fronte ha tutta l'aria di esserne altrettanto impegnativo. Nella finestra estiva in cui i contagi avevano raggiunto il numero minimo da inizio pandemia, ne abbiamo approfittato per trascorrere un piccolo periodo a Chia, in  Sardegna nella casa di famiglia.

Chia


Quanti dubbi, pensieri hanno affollato il periodo pre partenza. Lavorando tutti i giorni in un ospedale mi sentivo in colpa perchè per chi lavora a stretto contatto con le persone, soprattutto se malate, vige un costante senso di colpa. Come se portassimo sempre addosso la possibilità di essere untori per quanto la maggior parte del personale sanitario (avendo ben in mente le modalità  di trasmissione del virus e utilizzando correttamente i diversi dpi) sia ben più preparata, attenta e probabilmente meno a rischio di tante altre categorie.
Alla fine siamo partiti in aereo dall'aeroporto di Malpensa. Che botta dopo mesi ritrovarsi al gate partenze, tra personale di volo e gente che cammina veloce con i propri trolley. Mai come in quel momento ho pensato quanto fosse affascinante l'aeroporto: un luogo dove si incrociano persone sconosciute che dopo poche ore si troveranno all'altro capo del mondo. 
È stato invece meno emozionante prendere un aereo e condividere lo spazio angusto con un centinaio di persone sconosciute. Fortunatamente il volo è stato breve e i passeggeri molto corretti nell'indossare le mascherine.
Una volta arrivati a casa mi piacerebbe dire che ci sono stati baci e abbracci con amici e parenti ma purtroppo no. Per qualcuno tutto ciò può sembrare negativo, per altri evitare la processione di saluti ad amici e parenti potrebbe essere considerato un aspetto positivo.




Vi ricordate tutti i piani folli per mantenere il distanziamento sociale in spiaggia? Progetti di terribili pareti in plexiglass, spiagge libere a ingresso solo su prenotazione, corridoi e turni per fare il bagno. Sui tg avevamo sentito di tutto ma alla fine non c'è stato un vero e proprio piano organizzativo. É stato affidato  il tutto al buon senso, ai posteri l'ardua sentenza. 



Le spiagge di Chia sono abbastanza ampie e nonostante il numero di turisti presenti non abbiamo mai avuto problemi a mantenere le distanze soprattutto quando si arriva al mattino presto e non ci si ferma all'ingresso delle spiagge.

Ed eccoci arrivati alla nostra ultima vacanza estiva a settembre inoltrato: la Sicilia. La patria del "Qui non c'è coviddì" è lontana dalla Lombardia non solo in termini di distanza fisica ma anche di atteggiamento mentale. Sarà stato per il caldo, per non aver vissuto i momenti che abbiamo vissuto noi al Nord ma ho avuto come la sensazione che ci si sentisse in una zona franca, dove per la maggior parte della gente il Covid lì era completamente assente. Non per tutti ovviamente, alcuni ristoranti sono stati attenti e precisi, altri un pò meno.

La Sicilia occidentale ha parecchi luoghi iconici, in primis la Tonnara di Scopello.



Tonnara di Scopello


Un piccolo biglietto di ingresso consente di visitare questo incantevole luogo, di ristorarsi con un bagno di fronte ai faraglioni, di utilizzare le sdraio e di accedere ad una visita guidata della Tonnara. What else? Luogo di grande fascino.

In tutte le guide turistiche sono segnalate le saline di Marsala da ammirare durante il tramonto, meglio se nel locale Mama Caura. Ristorante non prenotabile e, di conseguenza, dalla fila chilometrica all'ingresso. Non ho idea della qualità del cibo o della magia del luogo senza la folla presente. Abbiamo preferito allontanarci dalla gente, camminare e trovare un luogo più appartato, più silenzioso e più covid free per ammirare lo spettacolo di fronte ai nostri occhi.

Saline di Marsala





La Sicilia è una terra davvero affascinante con una storia millenaria. Selinunte e Segesta sono due parchi archeologici che custodiscono un patrimonio storico inestimabile. Avrei preferito, soprattutto per quanto riguarda Segesta che il sito fosse gestito meglio. Nessuna guida turistica, pannelli esplicativi rovinati e illeggibili. Siamo di fronte a un tesoro poco valorizzato.

Selinunte



Segesta


Non è stato semplice viaggiare quest'estate, non avevamo la solita spensieratezza nel prenotare i nostri soggiorni, troppe le incognite. Ma, come sempre, viaggiare comporta la condivisione di esperienze di vita. Nonostante le discussione tra chi ritiene che il turista sia l'untore o di chi pensa che i soldi del Nord facciano comodo a quelli del Sud non si può pensare a un isolamento "federale" tra le varie Regioni e Stati.
L'autunno sarà irrimediabilmente caldo e probabilmente anche tutto l'inverno.. Confidiamo in un po' più di serenità in primavera.




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