venerdì 8 febbraio 2019

SUDAFRICA

SUDAFRICA: UNA TERRA DI EMOZIONI 



Il Sudafrica è sempre stato un mio sogno nel cassetto. Mi affascinava l'idea di conoscere questo paese africano dall'impronta europea e di vivere finalmente l'esperienza di un safari.
Credevo, erroneamente,  che fosse una meta molto costosa e che non si potesse organizzare un itinerario senza il supporto delle agenzie di viaggio.
Ma in realtà era un'idea errata frutto di pregiudizi e luoghi comuni. Ovviamente in termini di sicurezza il Sudafrica non è il Giappone e sono necessari alcuni accorgimenti (legati al buon senso) per evitare spiacevoli inconvenienti. Dal punto di vista economico è stata invece una meta in linea con tante altre destinazioni.

Abbiamo iniziato il nostro viaggio in una fredda giornata di gennaio. Grazie alla nuova tratta di Alitalia Roma - Johannesburg abbiamo volato con la compagnia di bandiera (o ciò che ne rimane).
Siamo atterrati a Johannesburg alle 9 del mattino, dopo un volo di 10 ore ed una notte insonne. Il benvenuto in Sudafrica non è stato dei migliori: le tre prime persone incontrate (l'addetta ai controlli, l'impiegata del car rental e l'uomo finto dipendente aeroportuale che voleva la mancia solo per averci indicato lo sportello ATM) non sono stati particolarmente simpatici e affabili.
Abbiamo ritirato l'auto pronti (o quasi) ad affrontare i nostri primi 500 km per raggiungere le porte del Kruger. Non solo percorrere così tanti chilometri in un paese straniero senza aver chiuso occhio non è semplice ma bisogna tener presente che in Sudafrica la guida è a sinistra e il cambio manuale rende il tutto più difficile.
Sarebbe stato possibile raggiungere il Kruger anche in aereo atterrando negli aeroporti di Nelspruit, Hoedspruit o Skukuza. In questo caso però i costi sarebbero lievitati pertanto abbiamo optato per  raggiungere Phalaborwa in auto con gran dispiacere per la nostra schiena.

Il Kruger National Park è il parco nazionale in assoluto più importante del Sudafrica. Grande quanto la Svezia, ospita una fauna impressionante tra cui i famosi Big 5 (elefante, leone, leopardo, bufalo e rinoceronte) . E' uno dei rari parchi in cui è possibile entrare con la propria auto e fare il safari in solitaria. Noi abbiamo avuto la possibilità di farlo sia da soli che in jeep con un ranger. Le due esperienze a nostro avviso non sono paragonabili: farsi accompagnare da un esperto in materia consente non solo di scovare più animali ma di apprendere un sacco di nozioni che altrimenti non avremmo saputo.



Abbiamo trascorso le nostre prime tre notti in Africa in un'accogliente guesthouse nella cittadina di Phalaborwa: Kaia Tani.
Questo albergo è gestito da una coppia di italiani Paolo e Barbara che, stanchi della vita stressante milanese, hanno deciso di mollare tutto e di venire a vivere qui in questo piccolo paesino alle porte del Kruger. 
Scegliere questa struttura è stato semplice: è ben valutata su tripadvisor, ha un prezzo accessibile ed è a pochi minuti dal parco. Ma Kaia Tani non è solo un luogo comodo e strategico: è un angolo di paradiso in cui ci siamo sentiti come a casa e che ci ha permesso di entrare nel mondo africano a piccoli passi e di farci innamorare di questa realtà.

Visitare il Kruger a gennaio in piena estate (perché qui le stagioni sono invertite con buona pace dei terrapiattisti) ha la controindicazione del rischio malaria. Non è obbligatoria la profilassi antimalarica anche se altamente consigliata. Inoltre la terapia non copre al 100% dal rischio di contrarla pertanto è molto importante la prevenzione. 
E sulla prevenzione siamo stati maestri. Siamo partiti da Milano con tutto lo spettro di insetticidi possibili e nonostante il caldo afoso, abbiamo cercato di coprire le nostre parti del corpo con pantaloni lunghi e camicie.

Il nostro primo safari è iniziato il giorno seguente al nostro arrivo alle 5 del mattino. Fuori dal cancello di Kaia Tani ci aspettava la nostra eccellente guida, Eugene, con una jeep da 9 posti tutta in esclusiva per noi grazie al periodo di bassa stagione (o del rischio malaria).



Non dimenticheremo mai il nostro primo ingresso al parco: mentre il sole compariva sulla scena, nel silenzio del bush interrotto solo dal rumore del motore della jeep, ci siamo trovati di fronte a un gruppo di giraffe che attraversava la strada.
Altissime, tranquille, ci hanno guardato e si sono avvicinate a un albero. E' stata una meravigliosa sensazione: l'alba nella savana in compagnia di animali così imponenti è qualcosa di favoloso.
Eugene, nel briefing iniziale, ci aveva delineato le regole basi di un safari: non ci si alza né ci si sporge dalla jeep perché l'animale potrebbe non apprezzarlo, non parlare una volta avvistato l'animale ma osservarlo in religioso silenzio finché l'animale non si adatta e ovviamente mai scendere dalla jeep se non nelle aree delimitate per la sosta.
Osservare gli animali della savana in silenzio è qualcosa di indescrivibile. Nei giorni seguenti  durante il safari in una riserva privata in compagnia di altri turisti (chiacchieroni), avremmo rimpianto la nostra giornata di safari insieme a Eugene.
La nostra prima giornata in mezzo alla natura non si è però limitata alla sola vista delle giraffe, abbiamo incontrato un gruppo di zebre, le iene, gli elefanti, gli ippopotami, scimmie, facoceri, impala e le antilopi d'acqua (waterbuck).


Queste ultime ci sono state da subito particolarmente simpatiche per via del cerchio bianco disegnato sul posteriore. 
Ma la guest star della giornata l'avremmo incontrata solo nel tardo pomeriggio. Inaspettatamente lungo la strada è spuntato un bellissimo leopardo.



Elegante, dagli occhi di ghiaccio, il mondo si è fermato intorno a lui. A parte noi, solo un'altra jeep ad ammirare l'animale, questo ricercato felino dalla splendida pelliccia.  
Il nostro safari è durato ben 13 ore, sotto il sole cocente africano ma l'attesa nel vedere gli animali senza poter sapere chi avremmo incontrato nel tragitto e l'emozione mista a paura quando animali imponenti come gli elefanti si avvicinavano alla  nostra jeep  ci hanno reso la giornata spettacolare.
La compagnia della nostra guida è stata indispensabile per conoscere tutto sulla vita degli animali. Non solo Eugene è una guida super competente ma racconta di questi animali con amore e rispetto. Ama davvero la sua professione e la sua terra.
Cotti dall'emozionante giornata abbiamo cenato nel patio della nostra guesthouse a metà gennaio, all'aperto. Il pregio di essere nell'altro emisfero.

Il giorno seguente ci ha regalato una mattina diversa ma altrettanto ricca di grandi emozioni. Abbiamo avuto l'opportunità di visitare una scuola elementare e un asilo , grazie a Barbara la titolare del Kaia Tani. Non dimenticherò mai l'ingresso dal cancello e la discesa dall'auto, quando un nutrito gruppo di bambini si è avvicinato a noi con timore reverenziale e con occhi vispi e curiosi di conoscerci hanno iniziato a toccare le nostre pelli bianche così strane per loro.
Mi sono commossa, non mi sarei aspettata una così calorosa accoglienza. Era il nostro secondo giorno di vacanza e già mi ero emozionata due volte, ero senza parole.


Siamo stati un'oretta in una classe pari alla nostra seconda elementare. L'aula era bollente, erano presenti solo due pale rumorose che spostavano aria calda. La maestra girava con un asciugamano per asciugarsi il sudore. Sembrava essere tornati indietro nel tempo, in una nostra classe di 50 anni fa: banchi in legno, lavagna con gesso e nessun dispositivo elettronico.
La maestra era in grado di mantenere l'attenzione di un'aula composta da 50 bambini di 7 e 8 anni. Per quanto fosse una scuola umile, mi ha fatto davvero un'ottima impressione.



Dopo aver preparato un tabellone per la maestra abbiamo salutato i bambini e siamo andati in un asilo. La nostra visita è stata un ritorno alle cose semplici: in una stanza disadorna un gruppo di bimbi di 3 e 4 anni erano in compagnia di una donna che mi ricordava la Mami di Via con il Vento. Con fare sbrigativo ma con gesti da cui traspariva affetto per questi bimbi, la maestra ha preparato un pranzo a base di pap, ingrediente cardine per la popolazione sudafricana, una sorta di polenta di mais che avremmo assaggiato anche noi per pranzo e che avremmo apprezzato.


Dopo il pasto e una bella lavata con il sapone tutti i bimbi erano pronti per il pisolino e noi per la nostra avventura pomeridiana.

Nel pomeriggio infatti avevamo in programma un river safari: abbiamo preso un battello sul fiume Olhiphant ritrovandoci unici clienti della traversata e da una piccola chiatta abbiamo osservato animali come elefanti e bufali che si abbeverano al fiume.


Le tranquille acque del fiume nascondevano non poche insidie: intorno a noi coccodrilli a filo d'acqua. A distanza abbiamo notato anche alcuni ippopotami. Il birdwatching non rientra tra le mie passioni ma devo ammettere che durante la traversata abbiamo avvistato non pochi uccelli e tutti davvero particolari.

Era giunto il momento di lasciare il nostro splendido angolo di paradiso per spingerci verso sud nella riserva privata Sabie Sand.
La nostra sveglia è suonata alle 4,30 del mattino e abbiamo raggiunto la riserva attraversando il Kruger. Visitare il parco da soli è assolutamente fattibile, è preferibile noleggiare la jeep per avere una maggiore visibilità, bisogna rispettare i limiti di velocità (50 km/h) e stare attenti a non investire gli animali. Per animali intendo tutti anche le innumerevoli tartarughe che attraversano placidamente la carreggiata.
Abbiamo assistito ad una scena ad alta tensione ma che a tratti ci apparve divertente tra una iena che aveva puntato un gruppo di facoceri. Alla fine non si è fatto male nessuno e ognuno per la propria strada.


Dopo una mattinata intensa di safari in solitaria siamo usciti dal Kruger e abbiamo raggiunto la riserva privata facendo solo strade sterrate e attraversando paesi isolati e polverosi.
Una volta giunti al cancello e superati i controlli di sicurezza, il ranger all'ingresso ci ha comunicato che avremmo dovuto fare altri 10 km di strada sterrata, svoltare a sinistra e raggiungere il nostro lodge: Nkhoro Bush Lodge.
Peccato che la svolta a sinistra consigliataci dalla guardia non era ben segnalata e che non era la stessa strada proposta da Google Maps. Noi, figli della tecnologia, abbiamo fatto l'errore di seguire Google anche se a nostra discolpa non abbiamo più incontrato un cartello che ci potesse indirizzare sulla strada giusta.
Abbiamo fatto km di una stretta strada sterrata piena di cunette e buche per la gioia della nostra auto, fidandoci delle impronte di pneumatici che trovavamo lungo la via. Dopo un quarto d'ora di nervosismo e stanchezza abbiamo fortunatamente incontrato un uomo con una jeep ( e non con una povera Polo come noi) che dopo averci detto che eravamo sulla strada sbagliata si è offerto di accompagnarci al nostro lodge.
Dopo un centinaio di metri, ha fermato la sua jeep, ci ha fatto cenno di guardare a sinistra e a pochi metri dal mio finestrino mi sono trovata di fronte a due leoni che ci guardavano indifferenti all'ombra di un albero.
Questa è l'Africa! Guardare fuori dal finestrino e trovare il re della savana. Incredibile.


Giunti stravolti al nostro lodge siamo stati accolti da tutto il personale all'ingresso. Abbiamo trascorso solo una notte presso questa struttura. Per quanto Nkhoro Bush Lodge abbia dei prezzi molto contenuti rispetto agli altri lodge della zona, il costo del soggiorno è importante.
Tutto è stato perfetto. Si ha a disposizione un ampio bungalow arredato con gusto dall'enorme bagno con vasca, doccia interna e doccia esterna. La camera dava su un laghetto che, al nostro arrivo, era affollata da impala e facoceri.
La struttura ha 8 camere, un bar, un patio - ristorante e una piscina a sfioro davvero spettacolare.


Sono proposti due game drive durante la giornata. Uno alle 5,30 del mattino e uno nel pomeriggio alle 16,30.
Rispetto al Kruger, i ranger hanno maggiore libertà di manovra e pur di far vedere gli animali, abbandonano le strade ed entrano con la jeep anche in mezzo alla vegetazione.
Non si può negare che si ha la possibilità di avvicinare gli animali in maniera quasi preoccupante. Sinceramente non mi sono sentita proprio al sicuro in mezzo a un branco di leoni, rinoceronti o elefanti.


Qualcuno potrebbe pensare che fare 4 giorni di safari sia troppo. Sinceramente avremmo fatto volentieri una settimana. La pace e il silenzio che si respira nella savana, la possibilità di entrare in contatto (solo visivo possibilmente) con animali cosi potenti e l'occasione di vedere i gruppi di animali in un contesto familiare o durante un momento di caccia ha dell'incredibile.


Il nostro game drive del mattino ci ha permesso di vedere una madre di leopardo con i suoi piccoli cuccioli e un leopardo che aveva appena ucciso un impala (notare nella foto in basso il muso sporco di sangue).



Abbiamo lasciato con rammarico la nostra struttura, felici di aver visto tutti i big 5 ma non ancora abbastanza sazi  da quest'avventura.
Abbiamo ripreso la nostra Polo che aveva ancora un compito da svolgere: percorrere altri 500 km per tornare a Johannesburg.
La strada fatta è stata molto piacevole, abbiamo attraversato la verde regione del Mpumalanga, davvero splendida. Dopo aver percorso una strada baciata dal sole, negli ultimi 50 Km abbiamo  affrontato un tremendo temporale che comunque non ci ha impedito di giungere in aeroporto per prendere il nostro volo per Cape Town: il secondo capitolo della nostra grande avventura in Sudafrica.

1 commento:

  1. Cara Laura,
    Leggendo mi sembrava di essere lì, descrizione carica di emozione e realtà , traspare l importanza del ritrovare le cose importanti e semplici come natura e vite differenti altrettanto reali e profonde e così diverse dalla nostra. Un viaggio che fa innamorare , una parte della nostra anima .
    Silvia

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